Violenza sessuale su minore. Padre Paolo Turturro condannato a sei anni e mezzo

Paolo Turturro

Paolo Turturro

Padre Paolo Turturro, l’ex parroco della chiesa Santa Lucia di Palermo, e’ stato condannato a sei anni e mezzo di reclusione con l’accusa di violenza sessuale su minore. Concesse le attenuanti generiche.

La sentenza e’ stata emessa questa sera dopo circa sette ore e mezza di camera di consiglio dal presidente della seconda Sezione penale Fabrizo La Cascia, giudici a latere Cristina Russo e Tanja Hmeliak.

Inoltre, il giudice ha condannato padre Turturro al pagamento di 50mila euro concesso alla parte civile. Il pm Alessia Sinatra aveva chiesto la condanna a 9 anni di carcere.

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Palermo: pedofilia, chiesti 9 anni per don Paolo Turturro, prete antimafia accusato di abusi sessuali su due ragazzini

Paolo Turturro

Paolo Turturro

AGGIORNAMENTO: Paolo Turturro condannato a sei anni e mezzo

Dopo un lungo processo venerdì il pubblico ministero Paola Sinatra ha chiesto una condanna a 9 anni di prigione per l’ex parroco della chiesa Santa Lucia, nel quartiere Borgo Vecchio di Palermo, Don Paolo Turturro, noto per le sue battaglie antimafia,  che risponde di due episodi di abusi sessuali ai danni di due ragazzi, oggi maggiorenni, ma che all’epoca dei fatti avevano 9 e 10 anni.

Al prete, a seguito dell’inchiesta, a settembre del 2003, venne notificato il divieto di dimora a Palermo e provincia. Don Turturro, lontano parente dell’attore italoamericano John Turturro, fu trasferito nel messinese. Nel dicembre del 2006, dopo la revoca del provvedimento del gip, è tornato a Palermo e gli è stato affidato l’incarico di cappellano dell’ospedale.

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Sicilia, targa in chiesa per esattore della mafia: proteste dei fedeli

Ignazio Salvo

Ignazio Salvo

PALERMO: Una targa in una chiesa in ricordo dell’esattore Ignazio Salvo condannato per mafia, insieme al cugino Nino, e ucciso il 17 settembre 1992 ha creato proteste tra i fedeli. Sulla targa che si trova nella parrocchia «Regina Pacis», a Palermo, c’è scritto «Dono di fede e d’amore in perpetua benedizione e memoria di Ignazio Salvo». La scritta è stata affissa su un confessionale donato dalla vedova e dai figli.

Nella sentenza-ordinanza del maxiprocesso Giovanni Falcone scrisse che «i Salvo si sono avvalsi della mafia per raggiungere posizioni di potere di assoluto rilievo e hanno costituito uno dei fattori maggiormente inquinanti delle istituzioni della Sicilia». Rivelò il pentito Tommaso Buscetta: «Sono uomini d’onore della famiglia di Salemi e come tali mi sono stati presentati da Stefano Bontade».

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