Prete di giorno e drag di sera: il coming out di padre Anthony Capretta

Padre Anthony Capretta

Padre Anthony Capretta

Ascoltate i suoi successi dance, chissà che non piacciano a Benedetto XVI!
C’è chi parla di vizio, chi di secondo lavoro, chi si indigna e chi invece premia la voglia di seguire le passioni. La storia del prete cattolico Anthony Capretta è per molti aspetti controversa nell’interpretazione, ma molto semplice nella pratica. State a sentire chi potrebbe tornare utile a Sua Santità nei prossimi mesi.

Oltre ad aver fatto coming out durante il suo sacerdozio, non contento il prete cattolico ha anche deciso di dedicare il proprio tempo libero ad una insolita passione: il travestitismo. Quando non indossa il suo abito talare, mister Capretta è un’affermata e paffuta drag queen: “figura religiosa e morale di giorno e Big Mama al limite tra i due generi di notte”.

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Venerabilis, chat, blog, radio e forum con annunci di incontri per sacerdoti Cattolici omosessuali

«OMOsensibile SI, Cultura Gay NO – Mica siamo tutti Bunny.» E’ questo il motto del sito gestito da DonMOD, che offre ai sacerdoti “omosensibili” diverse chat, un blog, una radio e un forum su cui scambiare opinioni e organizzare incontri. Non è uno scherzo di fine estate, ma è quello che Venerabilis, Fraternità dei Sacerdoti Cattolico-Romani Omosessuali, offre alla sua utenza. Utenza che spesso si dichiara consacrata, spesso laica ma Cattolica. Utenza in cerca di risposte o in cerca… di incontri.

Non vogliono però essere chiamati omosessuali o gay, precisando che «non condividono la cultura gay, diffusa dai tanti gruppi omosessuali e dai mass media, per una società laica».

Ed il sito non è contro la Chiesa Cattolica, anzi tra le regole di netiquette viene sottolineato che «la nostra chat in rete è e sarà sempre PER e CON la Chiesa Cattolica Romana e dalla parte del Santo Padre.»

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Dimissioni del direttore dell’Avvenire: tiriamo le somme sul caso Boffo

Dino Boffo

Dino Boffo

Con una lettera aperta, dopo una settimana tra polemiche, accuse, giustificazioni e misteriose “veline”, si dimette il direttore dell’Avvenire, Dino Boffo. «La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate,» scrive Boffo.

Vero. Verissimo. Ma c’è da chiedersi come mai il metro che avrebbe voluto il direttore dell’Avvenire (e per lui, anche altre testate giornalistiche, ndr.) non sia lo stesso utilizzato per altri.

Basti ricordare come furono trattati Luciano Moggi, Vittorio Emanuele di Savoia, Stefano Ricucci, Anna Falchi, Cristiano Di Pietro (il figlio di Di Pietro), l’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, Daniela Fini (ex moglie di Gianfranco Fini), Clemente Mastella o Silvio Berlusconi.

Non perché fossero innocenti. Ma se è vera l’equazione “reato di personaggio di spicco=articolo in prima pagina”, deve esserlo anche per Boffo. Altrimenti si fanno due pesi, due misure.

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Botta e risposta tra Avvenire e il Giornale: Boffo scrive che «il documento è una sòla,» la redazione di Feltri lo pubblica

Vittorio Feltri

Mattinata intensa nelle redazioni delle due testate giornalistiche in “guerra” da quando è stata resa pubblica la condanna di Dino Boffo per molestie. Questa volta all’attacco parte il direttore di Avvenire, con un articolo velenoso in cui viene attaccata l’autenticità e l’esistenza dei documenti giudiziari in possesso al quotidiano di Feltri.

A dargli man forte, il Ministro dell’Interno Roberto Maroni che in una telefonata – oltre a manifestare «la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette» – assicurava Boffo «di aver ordinato un’immediata verifica nell’apparato di pubblica sicurezza che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso,» in merito all’affermazione del Giornale, secondo il quale «sarebbe stato da tempo “già attenzionato dalla polizia per le sue frequentazioni”».

La polizia, insomma, non scheda gli omosessuali.

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Caso Boffo: controllato dalla polizia perché frequentatore della prostituzione maschile milanese

Mario Adinolfi

Mario Adinolfi

AGGIORNAMENTO DEL 30/08/2009: Botta e risposta tra Avvenire e il Giornale: Boffo scrive che «il documento è una sòla,» la redazione di Feltri lo pubblica

Dino Boffo era controllato dalla polizia. Non perché omosessuale, come molti avevano pensato, ma conseguenza «delle frequentazioni del direttore di Avvenire dei luoghi della prostituzione maschile milanese».

A rivelarlo è Mario Adinolfi, ex articolista di Avvenire e candidato alla segreteria nazionale del Pd.

Sul suo blog, scrive una lunga lettera aperta a Vittorio Feltri, direttore de ” il Giornale”, in cui rivendica la paternità di due scritti pubblicati senza autorizzazione sul quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi.

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Boffo, il supercensore de “l’Avvenire” condannato per molestie

Dino Boffo

Dino Boffo

AGGIORNAMENTO DEL 29/08/2009: Caso Boffo: controllato dalla polizia perché frequentatore della prostituzione maschile milanese

AGGIORNAMENTO DEL 30/08/2009: Botta e risposta tra Avvenire e il Giornale: Boffo scrive che «il documento è una sòla,» la redazione di Feltri lo pubblica
«Articolo 660 del Codice penale, molestia alle persone. Condanna originata da più comportamenti posti in essere dal dottor Dino Boffo dall’ottobre del 2001 al gennaio 2002, mese quest’ultimo nel quale, a seguito di intercettazioni telefoniche disposte dall’autorità giudiziaria, si è constatato il reato».

Comincia così la nota informativa che accompagna e spiega il rinvio a giudizio del grande moralizzatore, alias il direttore del quotidiano Avvenire, disposto dal Gip del Tribunale di Terni il 9 agosto del 2004.

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Scientology, fuga di John Travolta dopo morte del figlio

Jett e John Travolta

Jett e John Travolta

Jett Travolta, figlio di John, se ne è andato il due di gennaio scorso. Dicono così gli adepti di Scientology per i quali la morte è soltanto la decisione di abbandonare la terra.

Infatti Ron Hubbard, il fondatore del movimento, del culto, della setta, scegliete voi il sostantivo adeguato (per americani e australiani trattasi di religione vera), quando finì di vivere fece sapere di avere scelto di andare altrove lasciando a David Miscavige la scrivania e la cassa, molto capiente.

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USA, ex-arcivescovo Cattolico ammette di aver protetto preti pedofili e confessa omosessualità in memoriale

Copertina del libro

Copertina del libro

Un Arcivescovo Cattolico che si è dimesso dalla sua carica nel 2002 a causa di uno scandalo sessuale e finanziario in cui era coinvolto un uomo, racconta la sua lotta con l’essere gay in un memoriale sulle decadi passate nel servire la chiesa.

L’Arcivescovo Rembert Weakland, ex responsabile dell’arcidiocesi di Milwaukee, ha raccontato durante un’intervista di aver scritto sul suo orientamento sessuale perché voleva essere sincero su “come è nato, come l’ho soppresso, come è nuovamente risorto.” Il libro, dal titolo “Pellegrino in una Chiesa Pellegrina: Memorie di un Arcivescovo Cattolico,” verrà lanciato sul mercato a Giugno ed è descritto dal suo editore come un auto-esame da parte di Weakland sulla sua “crescita psicologica, spirituale e sessuale”.

Il Vaticano dice che uomini con “radicate” attrazioni per altri uomini non devono essere ordinati.

Weakland si è dimesso subito dopo che Paul Marcoux, un ex studente di teologia nella Marquette University, ha rivelato nel Maggio 2002 di essere stato pagato 450000 dollari per mettere a tacere l’accusa di violenza sessuale che aveva rivolto all’arcivescovo due decadi prima. La somma fu pagata dall’arcidiocesi.

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Germania, prete condannato per morso a genitali

BERLINO: Un prete cattolico è stato condannato a sei mesi con la condizionale da un tribunale di Francoforte, in Assia (centrovest), per avere morso il pene dell’uomo con cui aveva un rapporto sessuale orale.

Il religioso, un 46enne nel frattempo sospeso dall’attività pastorale, aveva dichiarato di essere stato costretto con la forza all’atto sessuale dall’uomo conosciuto in un locale frequentato da omosessuali, ma il giudice del tribunale di Francoforte non gli ha creduto e lo ha giudicato colpevole di lesioni fisiche. Per il sacerdote, ordinato nel 1989, non si trattava della prima volta davanti a un giudice: nel 1995 era stato condannato a dodici anni di reclusione per tentato omicidio dopo che in Austria aveva aggredito con un coltello un giovane prostituto.

Il pubblico ministero aveva chiesto 18 mesi di reclusione, considerato che l’episodio è avvenuto mentre l’uomo era ancora in libertà condizionale per la condanna precedente, il giudice invece ha emesso la sua sentenza tenendo conto delle “buone prospettive sociali”.

Fonte: swissinfo