
Dino Boffo
Con una lettera aperta, dopo una settimana tra polemiche, accuse, giustificazioni e misteriose “veline”, si dimette il direttore dell’Avvenire, Dino Boffo. «La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate,» scrive Boffo.
Vero. Verissimo. Ma c’è da chiedersi come mai il metro che avrebbe voluto il direttore dell’Avvenire (e per lui, anche altre testate giornalistiche, ndr.) non sia lo stesso utilizzato per altri.
Basti ricordare come furono trattati Luciano Moggi, Vittorio Emanuele di Savoia, Stefano Ricucci, Anna Falchi, Cristiano Di Pietro (il figlio di Di Pietro), l’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, Daniela Fini (ex moglie di Gianfranco Fini), Clemente Mastella o Silvio Berlusconi.
Non perché fossero innocenti. Ma se è vera l’equazione “reato di personaggio di spicco=articolo in prima pagina”, deve esserlo anche per Boffo. Altrimenti si fanno due pesi, due misure.