Botta e risposta tra Avvenire e il Giornale: Boffo scrive che «il documento è una sòla,» la redazione di Feltri lo pubblica

Vittorio Feltri

Mattinata intensa nelle redazioni delle due testate giornalistiche in “guerra” da quando è stata resa pubblica la condanna di Dino Boffo per molestie. Questa volta all’attacco parte il direttore di Avvenire, con un articolo velenoso in cui viene attaccata l’autenticità e l’esistenza dei documenti giudiziari in possesso al quotidiano di Feltri.

A dargli man forte, il Ministro dell’Interno Roberto Maroni che in una telefonata – oltre a manifestare «la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette» – assicurava Boffo «di aver ordinato un’immediata verifica nell’apparato di pubblica sicurezza che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso,» in merito all’affermazione del Giornale, secondo il quale «sarebbe stato da tempo “già attenzionato dalla polizia per le sue frequentazioni”».

La polizia, insomma, non scheda gli omosessuali.

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Caso Boffo: controllato dalla polizia perché frequentatore della prostituzione maschile milanese

Mario Adinolfi

Mario Adinolfi

AGGIORNAMENTO DEL 30/08/2009: Botta e risposta tra Avvenire e il Giornale: Boffo scrive che «il documento è una sòla,» la redazione di Feltri lo pubblica

Dino Boffo era controllato dalla polizia. Non perché omosessuale, come molti avevano pensato, ma conseguenza «delle frequentazioni del direttore di Avvenire dei luoghi della prostituzione maschile milanese».

A rivelarlo è Mario Adinolfi, ex articolista di Avvenire e candidato alla segreteria nazionale del Pd.

Sul suo blog, scrive una lunga lettera aperta a Vittorio Feltri, direttore de ” il Giornale”, in cui rivendica la paternità di due scritti pubblicati senza autorizzazione sul quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi.

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Boffo, il supercensore de “l’Avvenire” condannato per molestie

Dino Boffo

Dino Boffo

AGGIORNAMENTO DEL 29/08/2009: Caso Boffo: controllato dalla polizia perché frequentatore della prostituzione maschile milanese

AGGIORNAMENTO DEL 30/08/2009: Botta e risposta tra Avvenire e il Giornale: Boffo scrive che «il documento è una sòla,» la redazione di Feltri lo pubblica
«Articolo 660 del Codice penale, molestia alle persone. Condanna originata da più comportamenti posti in essere dal dottor Dino Boffo dall’ottobre del 2001 al gennaio 2002, mese quest’ultimo nel quale, a seguito di intercettazioni telefoniche disposte dall’autorità giudiziaria, si è constatato il reato».

Comincia così la nota informativa che accompagna e spiega il rinvio a giudizio del grande moralizzatore, alias il direttore del quotidiano Avvenire, disposto dal Gip del Tribunale di Terni il 9 agosto del 2004.

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