Venerabilis, chat, blog, radio e forum con annunci di incontri per sacerdoti Cattolici omosessuali

«OMOsensibile SI, Cultura Gay NO – Mica siamo tutti Bunny.» E’ questo il motto del sito gestito da DonMOD, che offre ai sacerdoti “omosensibili” diverse chat, un blog, una radio e un forum su cui scambiare opinioni e organizzare incontri. Non è uno scherzo di fine estate, ma è quello che Venerabilis, Fraternità dei Sacerdoti Cattolico-Romani Omosessuali, offre alla sua utenza. Utenza che spesso si dichiara consacrata, spesso laica ma Cattolica. Utenza in cerca di risposte o in cerca… di incontri.

Non vogliono però essere chiamati omosessuali o gay, precisando che «non condividono la cultura gay, diffusa dai tanti gruppi omosessuali e dai mass media, per una società laica».

Ed il sito non è contro la Chiesa Cattolica, anzi tra le regole di netiquette viene sottolineato che «la nostra chat in rete è e sarà sempre PER e CON la Chiesa Cattolica Romana e dalla parte del Santo Padre.»

Continua a leggere

Influenza A, niente baci dei fedeli a San Gennaro

La teca con il sangue di san Gennaro rimarrà senza il bacio dei suoi fedeli. Il prossimo 19 settembre, infatti, chi affollerà il duomo di Napoli in occasione della festività del santo patrono, non potrà manifestare così la sua fede verso il veneratissimo santo.

La causa? L’influenza suina, o meglio, il pericolo di contagio. Una misura che arriva anche a seguito della prima morte italiana, presso l’ospedale Cotugno, causata proprio dal nuovo virus.

Continua a leggere

Coltano, la messa del prete di Forza Nuova ‘Contro gli immigrati serve una crociata’

Don Tam

Don Giulio Maria Tam

A fine cerimonia, perfino Pietro Ciabattini, che dal 1996 insieme a un plotoncino di anziani ex repubblichini organizza la commemorazione del campo di prigionia alleato a Coltano, mette le mani avanti: «Delle cose che dice questo prete io non condivido quasi nulla». Nessun incidente fra giovani hard-right di Forza Nuova e antifascisti ieri mattina nella tenuta a un passo da Camp Derby a Pisa.

Sotto i pini e ai bordi del campo che dal luglio al settembre del 1945 ospitò 35mila prigionieri italiani e tedeschi, insieme a un goccio di libeccio, si aggirano sussurri e sguardi imbarazzati. Le invettive contro i gay, l’ ossessione per «l’ invasione islamica» e gli inviti a «intraprendere una nuova crociata contro gli sbarchi di immigrati che minacciano le radici giudaico-cristiane dell’ Europa» che don Giulio Maria Tam distilla alla sua sparuta platea piacciono soprattutto alle falangi locali di Roberto Fiore, una quindicina di ventenni educati a un repertorio di braccia tese, «boia chi molla» e sentimenti antisemiti.

Continua a leggere