Caso Boffo: controllato dalla polizia perché frequentatore della prostituzione maschile milanese

Mario Adinolfi

Mario Adinolfi

AGGIORNAMENTO DEL 30/08/2009: Botta e risposta tra Avvenire e il Giornale: Boffo scrive che «il documento è una sòla,» la redazione di Feltri lo pubblica

Dino Boffo era controllato dalla polizia. Non perché omosessuale, come molti avevano pensato, ma conseguenza «delle frequentazioni del direttore di Avvenire dei luoghi della prostituzione maschile milanese».

A rivelarlo è Mario Adinolfi, ex articolista di Avvenire e candidato alla segreteria nazionale del Pd.

Sul suo blog, scrive una lunga lettera aperta a Vittorio Feltri, direttore de ” il Giornale”, in cui rivendica la paternità di due scritti pubblicati senza autorizzazione sul quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi.

I due testi, quello del 20 Settembre 2005 in particolare, confermerebbero l’autenticità “dello scoop” che ha (ri)portato alla luce i problemi legali di natura sessuale del “supermoralizzatore” Boffo.

All’epoca Adinolfi chiese di poter visionare gli atti del procedimento, che secondo l’art. 116 del codice di procedura penale sarebbero accessibili da «chiunque vi abbia interesse», ma gli fu negata tale possibilità dal Giudice Fornaci.

«In questo specifico caso prevale una prioritaria tutela del diritto alla riservatezza delle parti (imputato e parte offesa) le cui pregresse vicende interpersonali rischierebbero di determinare – se divulgate – un irreparabile danno alla persona», la risposta di Fornaci.

Nella sua lettera aperta, Adinolfi conferma l’autenticità di quanto pubblicato da “il Giornale”: «hai smascherato una clamorosa ipocrisia – dice a Feltri – e hai raccontato anche qualcosa della magistratura italiana, cui mi ero rivolto nel 2005 per avere copia degli atti della sentenza, sentendomi rispondere per iscritto che a quegli atti non potevo accedere».

Il testo non nasconde l’amarezza. L’amarezza del fatto che questa storia fosse conosciuta illo tempore dai giornalisti, ma pubblicata solo ora.

«Questa Italia diversa, meritocratica e responsabile, non omertosa e finalmente libera da logiche mutuate sostanzialmente dallo stile mafioso, si può costruire: non è un sogno, è un progetto possibile. Passa anche, forse soprattutto, attraverso noi giornalisti militanti, noi che amiamo con nettezza le idee di una parte politica e ci battiamo affinché prevalga. Forse proprio la nostra libertà potenziale è una chiave con cui spurgare il marcio di questo paese.

Rendiamola libertà effettiva e coraggiosa. Non sarà un esercizio inutile,» conclude Adinolfi.

1 commento

  1. ciao,

    anch’io questa mattina ho avuto l’idea di scrivere una lettera aperta a feltri

    Lettera aperta a Vittorio Feltri, direttore del Giornale
    http://zamparini.wordpress.com/2009/08/29/lettera-aperta-a-vittorio-feltri-direttore-del-giornale/

    ciao,
    gabriele zamparini


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